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giovedì 13 dicembre 2007 - Pubblico e privato nel finanziamento delle opere pubbliche nella Marca Trevigiana

Relazione del Sindaco, in qualità di Vice Presidente dell'Associazione dei Comuni della Marca Trevigiana - al convegno del 4 dicembre 2007 presso la CCCIAA di Treviso sul tema: "PUBBLICO E PRIVATO NEL FINANZIAMENTO DELLE OPERE PUBBLICHE NELLA MARCA TREVIGIANA"

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Porgo il mio saluto al Presidente Tessari ed a tutti gli interlocutori.
Il mio compito oggi è quello di portare a questo Convegno "cahiers de doléances" delle autonomie locali sempre più bloccate nel programmare i propri programmi di investimento nell'ambito delle opere pubbliche.
E' ormai da qualche anno che i complessi meccanismi della finanza pubblica (che si concretizzano nella Finanziaria) mirano al coinvolgimento dell'Ente Locale nel processo di risanamento in atto.
Ed è da più di qualche anno che i Sindaci (tutti i Sindaci, almeno in questo senza alcun distinguo di colore o di appartenenza) si scagliano con ruvidezza contro le impostazioni "romanocentriche".
Era ancora Sindaco l'attuale Europarlamentare ed amico Paolo Costa, quando nel 2004 si cominciò a "pigiare" sull'acceleratore della protesta, arrivando a proporre l'attuazione di misure "ad effetto"che andassero al di là del mero disagio verbale: si pensò, al tempo, alla sospensione di alcuni servizi pubblici tipo l'illuminazione pubblica od il servizio di trasporto per gli alunni..., ma poi è sempre prevalsa l'anima del "bonus pater familias", responsabile nei confronti dei propri cittadini e non se ne è fatto più nulla.
Sta di fatto che il disagio persiste e, anzi, si è tramutato in autentica insofferenza.

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Il c.d. "Patto di Stabilità" rappresenta oggi, per lo Stato, il principale mezzo, la misura di maggior efficacia per favorire la riduzione della spesa pubblica.
Come si trattasse di un demiurgo dai poteri magici, il Patto di Stabilità è stato più volte rivisto e corretto: dal 2005, infatti, è si è optato per l'abbandono del sistema di controllo del saldo finanziario e si è concentrata l'attenzione solo sulla spesa; l'anno dopo - nel 2006 - si è distinto fra limiti per la spesa corrente e limiti per la spesa in conto capitale, confidando nel fatto che questo accorgimento/correttivo avrebbe dovuto costituire un deterrente efficace a frenare lo sviluppo della spesa corrente, contemporaneamente incentivando la ripresa degli investimenti.
Anche questo obiettivo non è stato centrato, anzi: si parla di una contrazione pari al 50% degli interventi programmati in materia di opere pubbliche, con l'aggravante - oltretutto - che gli Enti che dovevano sentirsi spronati ad incentivare gli investimenti si sono visti "stoppare" le loro iniziative da un ingarbugliatissimo assetto normativo nel quale - per ciò che concerne lo specifico settore degli appalti pubblici - leggi nazionali e regionali - facevano a gara sfidandosi in un agone al quale (almeno per ciò che riguarda la nostra Regione) ha espresso una parola autorevole la Corte Costituzionale, giusto in questi giorni, pronunciandosi circa i complessi rapporti fra normativa regionale e normativa nazionale.
Ora, per semplificare, anche per sistemare un marciapiede sarà necessario applicare la normativa che regola la costruzione del ponte sullo Stretto di Messina!!!
Come si può notare, si tratta di un continuo percorso ad ostacoli per Enti Locali sempre più stretti fra vincoli statali, burocrazie regionali non meno vessatorie di quelle romane ed incertezze interpretative generate da successive stratificazioni di normative: il nuovo codice degli appalti è arrivato finora solo al secondo decreto correttivo... e lo dico con evidente ironia!!!

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Stando così le cose, siamo pervenuti ai più assurdi risultati delle più recenti Finanziarie 2006 e 2007 (e forse 2008) che ci hanno costretto a considerare gli avanzi di amministrazione come provvedimenti di riduzione del debito statale (e come tali non utilizzabili, oltretutto perché il Patto di Stabilità vigente deve essere rispettato anche in sede di redazione del Bilancio di Previsione), più che come legittimi e virtuosi risparmi delle Amministrazioni e mezzo utile per non ricorrere all'indebitamento.
Occorre rilevare come sia piuttosto ovvio che i risultati di amministrazione siano, e continuino ad essere (in gran parte dei Comuni) positivi perché direttamente correlati al computo dei residui che, tecnicamente, rappresentano accantonamenti di somme che le Amministrazioni non sono riuscite a spendere... magari proprio a causa della "vischiosità" delle molte normative come quelle sopra evidenziate in tema di appalti.
Si tratta del classico esempio, magari fin troppo prosaico, del cane che si morde la coda. Una considerazione un po' desolante per chi vorrebbe fare, è animato da buone intenzioni (o, talora, costretto dalle necessità) ma non può agire!!!
Ecco perché si è pensato di aggirare il problema con accorgimenti i più strani che sono apparsi più come benevoli concessioni che come reali elementi risolutori delle problematiche: si pensi al flop dell'"imposta di scopo" della scorsa Finanziaria, non praticata semplicemente perché impraticabile!!! Pensata, architettata ed istituzionalizzata da bravissimi e preparati burocrati e funzionari, astratti cultori della materia, ovvero teorici sottosegretari, ai quali però manca o è mancata la concreta esperienza da "barricaderi" di chi ha fatto e fa l'Amministratore pubblico e si scontra quotidianamente con ben altro genere di contingenze.
Queste considerazioni relative all'eccessivo "astrattismo metodologico" praticato dall'odierno nostro legislatore (che poi spesso si domanda: come mai non si è applicata l'imposta di scopo???) dovrebbero far riflettere a lungo ed indurre a rapidi mutamenti di rotta, all'insegna del buon senso e senza soffermarsi su considerazioni circa un colore o l'altro del Governo in carica.
Bene il risanamento, bene il coordinamento della finanza pubblica, bene il concorso degli Enti Locali al raggiungimento dei parametri fissati "illo tempore" dal Trattato di Maastricht ma - alla fine - se si pensa che alcuni Comuni sono costretti ad "inventarsi" strategie (come ad esempio l'estrapolazione di alcune opere di indubbia pubblica utilità, come le scuole od altre strutture dedicate al sociale, dal programma delle opere pubbliche al fine di evitare di incorrere nella scure delle sanzioni connesse al mancato rispetto del Patto di Stabilità), ebbene ciò significa che ci sono oggettivamente degli ingranaggi che non funzionano.
E ciò è stato testimoniato anche di recente, se è vero - come è vero - che, dopo il nono anno di sviluppo per le costruzioni, il 2008 sarà forse il primo anno di stasi: il Presidente ANCE, Cunial, ha affermato lo scorso 26.11.2007, nella sua relazione, che oggi si sta registrando una situazione stazionaria degli investimenti per nuove abitazioni e, soprattutto, un'allarmante caduta delle opere pubbliche.
Ancora - nella stessa relazione - si è rilevato che oggi la cronica scarsità di risorse pubbliche induce sempre più spesso la committenza pubblica a far ricorso a forme di finanziamento privato.
Sta in altri termini decollando una nuova forma di parternariato pubblico-privato, richiesto dalle circostanze: Ci si augura tutti che tale nuovo trend risulti positivo per tutto il comparto, sia per la committenza sia per gli addetti ai lavori (imprese ed associazioni rappresentative di categoria).
E' bene riflettere su questo dato: oggi il ricorso alla finanza di progetto rappresenta (a livello nazionale) circa il 20% del complesso dei bandi di gara, costituendo un volano per gli investimenti ed è in continua crescita.
Poiché di queste e di altre nuove tipologie contrattuali oggi si discuterà nel corso del convegno, l'interesse di ACMT non potrà che essere estremo per poter poi fungere a sua volta da volano nei confronti dei Comuni trevigiani relativamente agli spunti ed alle sollecitazioni nuove che non potranno non emergere dal dibattito che seguirà.
Grazie a tutti e buon lavoro.

Dott. Roberto Zanchetta
Vice Presidente
Associazione Comuni Marca Trevigiana