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Piano di Assetto Idrogeologico e Piano Stralcio per la Sicurezza Idraulica - 11 dicembre 2008

PIANO STRALCIO PER LA SICUREZZA IDRAULICA

DEL MEDIO E BASSO CORSO DEL PIAVE

Una storia di studi infiniti per realizzare interventi minimi!

 

Giovedì 11 dicembre 2008 si è svolta presso la sede della Giunta Regionale l’ultima audizione dei Comuni e delle Province interessate prima che il Piano sia sottoposto all’approvazione definitiva da parte del Comitato Istituzionale, mediante un DPCM, a firma del Presidente del Consiglio.

L’Autorità di Bacino nel 2001 ha adottato il Progetto di Piano Stralcio, approvato dal Consiglio Regionale il 27.02.2007. Fra Autorità di Bacino e Regione del Veneto non vi è sempre la sintonia necessaria  e soprattutto con il Piano di Assetto idrogeologico si gioca al rimpallo di responsabilità: a quattro anni di distanza dalle osservazioni formulate dai Comuni non vi è ancora alcun cenno di risposta.

Il Piano Stralcio per la sicurezza idraulica ha avuto un iter lungo ed estenuante  dal quale ne è uscito uno strumento che prevede misure di dubbia efficacia ai fini della sicurezza idraulica ed una notevole ambiguità della normativa relativa ai vincoli.

E’ del tutto evidente che il Piano di Assetto Idrogeologico ed il Piano Stralcio, nell’area interarginale, devono essere sovrapponibili, tant’è che nell’ultima versione del Piano Stralcio l’area interarginale a valle della stazione idrometrica di Segusino viene definita area fluviale. In questa area fluviale, non più indicata come P4 secondo il P.A.I., laddove ci sono aree compromesse da edificazioni, sono possibili alcuni interventi di manutenzione, restauro conservativo e modesti locali accessori con procedure peraltro non semplici.

Vi è stato pertanto un allentamento dei vincoli, almeno da una prima lettura del provvedimento.

In merito alle Casse di Espansione, da realizzare in quattro sezioni lungo l’asta del fiume, si prevedono ulteriori studi per precisare meglio la dislocazione prima di procedere all’intervento strutturale.

Su questo punto si è tenuto conto dei pronunciamenti dei Consigli comunali di Ponte di Piave, San Biagio di Callalta, Zenson di Piave e Salgareda che hanno motivato il dissenso con una relazione tecnica redatta dal Prof. Luigi D’ Alpaos.

Accantonate le Casse e tanto più la diga di Falzè, vengono previsti interventi di manutenzione nel tratto vallivo che consisterebbero nella rimozione di alberature e di ricalibrature della sezione.

Dall’esame del Piano si può concludere che la montagna ha partorito un topolino: il rischio di esondazione esposto negli studi e dimostrato dalle simulazioni della portata idraulica non è diminuito, non trova infatti una risposta adeguata con gli interventi strutturali previsti.

La prospettiva di adeguati interventi è quanto mai incerta di una fase di crisi finanziaria degli Enti Locali.

Finora sono stati eseguiti solamente tagli di alberi, peraltro effettuati anche dove non erano indispensabili e  resezioni di isolotti per orientare il flusso dell’acqua e salvaguardare le sponde del fiume.

Sono stati annunciati in più occasioni lavori nel tratto vallivo, da San Donà di Piave alla foce, mentre sarebbero molto più urgenti quelli da farsi a valle dei due ponti: ferroviario e stradale per facilitare il deflusso dell’acqua.

In questi ultimi cinquant’anni lungo il corso del Piave si sono manifestate alcune morbide che  hanno creato qualche allarme ma se il Piano Stralcio dovesse rispondere ad una piena simile a quella del 1966  le popolazioni rivierasche sarebbero esposte ad un grave rischio di esondazione.

Oggi rispetto al 1966 si può contare sulla Protezione Civile che in questi anni è diventata uno strumento di notevole professionalità diffusa nel territorio e sulle tecnologie di allarme sofisticate assai più affidabili di 50 anni fa.

In conclusione la sicurezza idraulica rappresenta tuttora una priorità alla quale si risponde con palliativi e contando sulla buona sorte.

 

Luciano De Bianchi

Vice Sindaco Ponte di Piave