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Sconfinamenti - scrivere oggi in Veneto - 23 settembre 2017

La casa di Cultura Goffredo Parise ospita

Sconfinamenti - scrivere oggi in Veneto
Alessandro Cinquegrani dialoga con Antonio G. Bortoluzzi, Matteo Melchiorre, Francesco Targhetta

logo manifestazione

un evento promosso dalla Regione del Veneto, dall'Ufficio Scolastico del Veneto e da AIB Veneto in occasione della Maratona di Lettura "Il Veneto Legge" del 29 settembre 2017

Sabato 23 settembre ore 17.00 presso la Casa di Cultura Goffredo Parise di Ponte di Piave, via Verdi 1, 31047 Ponte di Piave

ingresso libero fino ad esaurimento posti

Alessandro Cinquegrani (1974) è ricercatore nel dipartimento di Critica letteraria e Letterature comparate dell'Università Ca' Foscari. Dal 2011 dirige con Valentina Re la collana editoriale Innesti/Crossroads delle Edizioni Ca' Foscari.
I suoi ambiti di ricerca si concentrano soprattutto sulla narrativa del Novecento e del Duemila, con particolare attenzione ai rapporti con le altre arti (in particolare il cinema) e con le altre letterature, alla persistenza di miti classici e cristiani, ad attraversamenti tematici trasversali alle discipline, ai rapporti con filosofia e psicoanalisi. Si è tuttavia occupato anche di altri generi e altri secoli e in particolare del teatro del Settecento, di Angelo Poliziano, della poesia di Umberto Saba. E' inoltre autore di un romanzo Cacciatori di frodo (Miraggi, 2012), finalista al Premio Calvino e candidato al Premio Strega.

Antonio G. Bortoluzzi è nato in Valturcana (Alpago, Belluno) nel 1965. Ha pubblicato nel 2015 il romanzo Paesi alti (Ed. Biblioteca dell’Immagine) terzo classificato alla tredicesima edizione del premio letterario del CAI Leggimontagna e finalista al Premio della Montagna Cortina d’Ampezzo 2016. Nel 2013 ha pubblicato il romanzo Vita e morte della montagna con cui ha vinto il premio Dolomiti Awards 2016-17 Miglior libro sulla montagna del Belluno Film Festival. Il suo esordio risale al 2010 con il romanzo per racconti Cronache dalla valle (Ed. Biblioteca dell’Immagine). Finalista e quindi segnalato dalla giuria del Premio Italo Calvino nelle edizioni 2008 e 2010 è membro accademico del GISM (Gruppo Italiano Scrittori di Montagna).
“Sono nato nel 1965 in un piccolo borgo in Valturcana nella conca dell’Alpago in provincia di Belluno. Poche case, molte stalle e sei famiglie. Prati ripidi, boschi, bestie, vecchi, donne e ragazzini. Una strada bianca tutta in salita che portava ad altri abitati altrettanto piccoli e senza la tabella con il nome. Nel borgo non c’era nulla: né un prato abbastanza in piano per fare una partita, né una bottega o una chiesetta. Tantomeno un telefono. C’erano un lampione, un portone di legno pieno di puntine dove mettevano gli annunci mortuari e un capitello di San Fermo con una spessa grata di metallo.”
“Dopo la scuola professionale, il cantiere, la fabbrica, il bar, la piazza e le compagnie avevo sempre voglia di fare una cosa tutta per me e in cui ritrovarmi. Ho provato a fare un po’ di sport, ma non è andata bene. Poi ho scoperto i dischi e la musica e mi sono innamorato della chitarra: mi sembrava che fare il cantautore triste e impegnato potesse essere una buona cosa. Ma non ero molto intonato e la voce era così così. Allora ho deciso di fare solo il chitarrista e ho studiato accordi, arpeggi, scale pentatoniche e diminuite. Ho passato quindici anni ingobbito sulle mie chitarre a fare e rifare bene tutti gli esercizi senza mai suonare davvero.”
“Alla fine, dopo ogni fallimento, mi sono accorto che l'unica cosa che sapevo fare era leggere. Dopo le lunghe giornate al lavoro nei cantieri e in fabbrica, dopo i bar, gli amici e perfino dopo l’amore rimaneva uno spazio che potevo riempire leggendo tutto quello che mi piaceva. Oppure potevo scrivere, cercando di dilatare quello spazio e quel tempo.”
www.antoniogbortoluzzi.it

Matteo Melchiorre (1981) dopo aver svolto attività di ricerca presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia e l’Università degli Studi di Udine, è diventato ricercatore assegnista presso lo IUAV di Venezia. Si occupa di storia economica e sociale del tardo Medioevo e di edizione di fonti. Tra i suoi saggi storici si ricordano: A un cenno del suo dito. Fra Bernardino da Feltre (1439-1494) e gli ebrei (Unicopli 2012), Conoscere per governare. Le relazioni dei Sindici inquisitori e il dominio veneziano in Terraferma (1543-1626) (Forum 2013), “Ecclesia nostra”. La cattedrale di Padova, il suo capitolo e i suoi canonici nel primo secolo veneziano (1406-1509) (Istituto Storico Italiano per il Medioevo 2014) e Il Chronicon bellunense (1383-1412) di Clemente Miari (Viella 2015). Tra le opere narrative si ricordano: Requiem per un albero. Resoconto dal Nord Est (Spartaco 2004, 2007); La banda della superstrada Fenadora-Anzù (con vaneggiamenti sovversivi) (Laterza 2011).

Francesco Targhetta (1980) ha insegnato per quattro anni a scuola, ha fatto un dottorato in italianistica a Padova (lavorando su Corrado Govoni), ha vinto un assegno di ricerca sulla poesia simbolista italiana, ha pubblicato un libro di poesie, Fiaschi (ExCogita, 2009) e un romanzo in versi, Perciò veniamo bene nelle fotografie (Isbn, 2012). Nel 2014 ha vinto il premio Delfini e il premio Ciampi, da cui la plaquette Le cose sono due (Valigie Rosse, 2014). Da due anni è andato in loop e ha ricominciato a insegnare.