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E' stato concepito forse in maniera un po' brutale e rozza e, per questo, necessita di adeguati correttivi ed aggiustamenti.
Vero è che il problema e il disagio annunciati sono reali. Vado per punti:
1) l'esigenza di regolamentare gli inserimenti a scuola dei nuovi arrivati c'è, è noto agli insegnanti ed ai dirigenti, ragion per cui è necessario procedere a regolamentare i flussi di ingresso affinché non si verifichino nel corso di un intero anno ma solo in certi periodi (preferibilmente - è chiaro - ad inizio d'anno);
2) l'età degli scolari non dovrebbe valere come unica scriminante per gli ingressi, ma si dovrebbero valutare sia le esperienze scolastiche pregresse che l'effettivo livello di preparazione;
3) è ovvio che, in tale quadro, la frequenza di corsi intensivi di lingua italiana - propedeutici all'inserimento in classe - rappresenti un vantaggio sia per l'alunno sia per gli insegnanti che non sempre possiedono strumenti specifici per relazionarsi con i nuovi arrivati e devono rapportarsi (contemporaneamente) anche al resto della classe.
Proprio in questi giorni ho voluto recarmi classe per classe a rendermi conto personalmente di questa realtà già comunque a me nota.
Il riscontro di nuovi ingressi è all'ordine del giorno delle maestranze scolastiche ma è proprio per questo che noi Sindaci siamo chiamati non ad abbaiare alla luna ma ad agire con coralità di intenti e con organicità di interventi.
Riconosco al collega Vallardi di aver toccato un argomento delicato e - da per suo - di averne fatto uno dei tanti cavalli di battaglia del movimento politico cui appartiene, ma ugualmente, per non abbracciare senza se e senza ma posizioni preconcette, mi permetto alcune riflessioni.
Se i segnali che l'Europa quotidianamente ci manda (ultimo in ordine di tempo, l'allargamento delle frontiere dell'area Schengen) vanno nella direzione del massimo interscambio fra nazionalità e tutti brindano a questi risultati (comprese la nordestina e a noi contigua città di Gorizia per aver ottenuto più rapidi e facili contatti con la Slovenia) come facciamo noi a volerci arroccare a difesa di territori sempre più circoscritti?
La storia ci mette dinanzi a fenomeni strutturali rispetto ai quali non hanno funzionato né la legge Turco-Napolitano, né la Bossi-Fini, né funzionerà (temo) la Ferrero-Amato...
Pertanto, siamo chiamati tutti a rimboccarci le maniche: cominciamo dai nostri piccoli consessi sovracomunali, ad esempio il Distretto socio-sanitario o la Conferenza dei Sindaci dell'Az. Uls. Lavoriamo seriamente ad implementarne i servizi per una mediazione culturale più incisiva; concentriamoci sin d'ora sui nostri bilanci preventivi ponendo in risalto questa necessità in chiara collaborazione inter-istituzionale. Proviamo a sondare se le istituzioni scolastiche sono disponibili economicamente a supportare le già cronicamente scarse finanze comunali. Sviluppiamo di più i CTP (Centri Territoriale Permanenti: quello di San Polo di Piave lavora oltretutto molto bene!)
Per il resto, è vero: la palla passa al Ministro, il quale dovrà cominciare a regolamentare gli inserimenti a scuola evitando che cinesi o magrebini arrivino in classe alla vigilia di Natale, magari -ed è (ahimè!) una fra le possibili conseguenze - inducendo alcuni genitori a portare i propri figli negli Istituti privati, sradicandoli da contesti magari già familiari e nei quali sono già nate amicizie e coesioni spesso insperate!!!
Ma non insistiamo a fissare tetti di sorta, non arriviamo a scaricare le tensioni delle politica sui più piccoli che sono in questo senso disarmati.
Voler ostinarsi ad essere così rigidi risulta, Caro Giampaolo, eccessivo; non consideri che fra gli alunni stranieri che rischiano di superare il tuo ipotetico tetto (30%) possono esserci anche coloro che, magari, conoscono benissimo l'italiano, perché abitano nel tuo Comune da tempo, e così vengono ingiustamente cacciati via.
Viceversa, famiglie appena arrivate che effettivamente necessitano di supporti di tipo didattico - secondo questa logica - rischierebbero di veder accolti i propri figli in un contesto ove scarseggiano gli ausili didattici.
Insomma: cerchiamo di lavorare di più assieme senza pregiudiziali ideologiche.
Ponte di Piave, 28 dicembre 2007
Roberto Zanchetta
Sindaco Ponte di Piave