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Il Piano Stralcio sulla Sicurezza Idraulica del Piave (PSSIP), approvato con DPCM 02.10.2009 consente alcuni interventi per motivate necessità, individuate in modo puntuale.
Premesso che andrebbe attuato soprattutto per quanto attiene la mitigazione delle piene con opere concertate con i Comuni, l'opportunità offerta dall'art. 4 bis e 4 ter va utilizzata con il necessario rigore.
Ritengo d'altronde che una eventuale riclassificazione delle aree a diversa pericolosità idraulica prevista dal PAI (Piano Assetto Idrogeologico), già richiesta da 6 anni, sia una strada molto più difficile e lunga.
I Comuni rivieraschi sono sottoposti a richieste diffuse da parte dei cittadini residenti nella golena del fiume alle quali va data una risposta responsabile che non può prescindere dalla norme in materia.
La procedura da seguire indicata nel Piano non è certo semplice, ma non può che essere coerente con le finalità del Piano stesso, rappresentate dalla sicurezza idraulica.
L'art. 4 bis, infatti, prevede che la Regione Veneto individui le aree già compromesse dall'edificazione sulla base di idonee documentazioni storiche riferite ad eventi alluvionali o attraverso adeguate analisi idrodinamiche e valutazioni delle difese già realizzate.
E' così possibile individuare all'interno delle aree fluviali quelle aree già compromesse ai fini della gestione del patrimonio edilizio esistente.
All'art. 4 ter sono indicati gli interventi ammissibili di queste aree, quali:
interventi di ristrutturazione degli edifici e infrastrutture purchè non comportino incremento di superficie e di volume definite dal D.P R. n 380 del 6/6/2001 ;
interventi di ampliamento di edifici sia pubblici che privati per motivate necessità di adeguamento igienico-sanitario, di adeguamento tecnologico per l'impiego di fonti energetiche rinnovabili, nonché per l'abbattimento di barriere architettoniche;
costruzione di modesti locali accessori che non comportino un incremento del carico urbanistico.
L'articolato richiede su questo ultimo punto adeguate interpretazioni per evitare eventuali diversità di risposta alle esigenze poste dai residenti in golena.
I Comuni si sono già trovati recentemente ad un Tavolo, promosso dal Comune di Cimadolmo, con la presenza del Genio Civile per valutare l'opportunità di una azione comune avviando così una procedura dal basso per sollecitare la Regione a svolgere i compiti previsti dal Piano.
Va ricordato che ancora a luglio 2008, 10 Comuni rivieraschi, da ponte a ponte, da Susegana a Ponte di Piave, assieme alla Provincia di Treviso, hanno elaborato e sottoscritto, dopo ben 22 riunioni collegiali con tecnici e amministratori,un progetto intercomunale di assetto urbanistico ed ambientale del fiume Piave, dove si sollecitava la Regione a permettere alcuni interventi compatibili con la sicurezza idraulica in area definita P4 dal PAI.
Si tratta di riprendere in mano il testo del Protocollo d'Intesa firmato dagli stessi 10 Comuni e dalla Provincia ed integrarlo soprattutto con adeguate cartografie che individuano le aree compromesse dall'edificazione sulla base di quote dove non è venuta l'esondazione del 1966, allegando adeguate analisi idrodinamiche.
Il compito di circoscrivere le aree interarginali compromesse va svolto con grande responsabilità utilizzando il supporto di esperti specifici, nelle piena consapevolezza della natura del fiume e del suo comportamento non sempre prevedibile.
Il confronto con la Regione Veneto può avvenire quindi sulla base di una linea condivisa, facilitando così la proposta definitiva della Regione che deve essere comunque approvata, alla fine del percorso,dal Segretario Generale dell'Autorità di Bacino.
Luciano De Bianchi
Vicesindaco di Ponte di Piave
Ponte di Piave, 12 luglio 2010