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mercoledì 22 novembre 2017 - ore 20.45 - biblioteca di Ponte di Piave
Interventi di:
Prof.ssa Serena Davanzo e Arch. Martina Davanzo
Prof. Tommaso Tommaseo Ponzetta
Letture di:
Alessandro Cester, associazione i Sillabanti
Zeno Piovesan e Niccolò Scaringella, nipoti di Giuseppe Davanzo
Conduzione a cura dell’Associazione i Sillabanti
Giuseppe Davanzo (1921-2007), architetto, ha progettato, tra gli altri, il Foro Boario di Padova, il Palazzetto dello Sport e la Fiera di Vicenza, il Complesso per sport natatori di Treviso,la Casa per Anziani di Castelfranco Veneto. Le sue architetture sono state oggetto di mostre e pubblicazioni in Italia e all’estero fin dagli anni ’50 e ’60.Ha insegnato allo IUAV di Venezia, prima come assistente di Carlo Scarpa, in seguito come docente di Unificazione edilizia e prefabbricazione e di Architettura degli interni.
All’interesse per il suo “mestiere” affianca grandi passioni quali la fotografia e, negli ultimi anni, la scrittura.
A margine del mestiere (Il Poligrafo, 2017) conclude una riflessione autobiografica iniziata dall’autore nel 1991 con una serie di brevi racconti che
catturano episodi della propria infanzia trascorsa a Ponte di Piave, suo paese d’origine, pubblicati in seguito dall’editore Canova nel 1994 con il titolo di Albergo alla Stazione.Da quel momento la scrittura diviene per Giuseppe Davanzo attività sempre più necessaria: quella autobiografica per cogliere le connessioni tra le diverse esperienze esistenziali e creative; quella narrativa dei “gialli” per metabolizzare storture e incongruenze, ricostruire un ordine sensato e procurarsi una specie di risarcimento attraverso l’invenzione e, soprattutto, l’ironia.
Quest’opera postuma è una raccolta di frammenti, note autobiografiche e pensieri, “a margine” appunto del mestiere di architetto, la cui stesura è stata dettata forse da una necessità interiore volta a ordinare le tappe più significative di un sessantennio di vita, piuttosto che dalla volontà di offrire un piacevole romanzo autobiografico. Rendendo partecipe il lettore delle proprie esperienze umane e professionali Davanzo solletica tanto la memoria culturale quanto quella della pratica architettonica, ma soprattutto dimostra che fare l’architetto è essere architetto.