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Cari cittadini, Autorità e rappresentanze d’arma,
a Voi tutti rivolgo il mio saluto e quello dell’Amministrazione comunale di Ponte di Piave.
Abbiamo cominciato in quest’anno, il centenario della sanguinosa guerra che vide protagonista la nostra terra, le sponde del fiume Sacro alla patria che noi bene conosciamo. Una Grande Guerra fatta dai nostri genitori, dai nostri nonni, da ragazzi e gente comune, chiamata a combattere per un difendersi da un nemico che si conosceva appena.
A cento anni di distanza, quel conflitto ci appare così lontano e quel che ha lasciato è altrettanto vago e nebbioso nella mente e nella nostra storia.
Ecco perché credo sia giusto, anzi doveroso, ricordare quello che accadeva, quello che si viveva. Le celebrazioni non bastano, occorrono testimonianze vere, occorrono parole e racconti, occorre trasmettere ai più giovani quello che la guerra comporta, ogni volta, perché si tenti di non farla più accadere.
Il mio invito è dunque quello di andare a ritrovare le lettere di quei soldati che stavano al fronte, quelle lettere che arrivavano e partivano dalle trincee e che rappresentavano l’unico legame di quegli uomini tra il presente di guerra ed il passato di pace, di casa.
Scriveva un combattente, ricordando quanto era accaduto un giorno:
“Tutti gridavano “eccoli! eccoli!” e noi a fuggire senza nessun comando. Si vedeva da una parte e dall’altra far scoppiare i cannoni con la gelatina, si vedeva dar fuoco a tutto. E noi sempre a fuggire. Erano le ore 9 ed ero in una casa che domandai un pezzo di polenta per carità. E me la diedero. Un po’ di forza la presi ma le forze non sono ancora quelle per camminare a lungo. Ah! Si vede che il Signore e la Madonna mi aiutano. Passando per quelle vie si vede donne, uomini, ragazzi, soldati, animali, carrelli, carrozze, automobili: tutti nel fuggire”.
Grazie Alpini!!
Il Sindaco - Paola Roma