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Diario della Grande Guerra - a cura di Daniele Furlan

26 aprile 1915 - Il patto (segreto) di Londra

lun 23 feb 15


Allo scoppio del primo conflitto mondiale l'Italia era legata alla Germania e all'Austria-Ungheria dalla Triplice Alleanza, un patto militare difensivo stretto nel 1882 e via via rinnovato, che si contrapponeva al sistema di alleanze anglo-franco-russo della Triplice Intesa. Nonostante i legami diplomatici, molte rimanevano le differenze tra l'Italia e gli imperi centrali: mentre questi ultimi erano nazioni militarmente e politicamente influenti, avanzate dal punto di vista economico, l'Italia era uno Stato sostanzialmente non ancora unificato, in gran parte povero e arretrato, che faticava a trovare l'anelato riconoscimento tra le principali potenze europee.
La maggior parte degli Italiani era per non entrare in guerra a fianco degli Austriaci che occupavano ancora i territori di Trento e Trieste. Giovanni Giolitti, che poco tempo prima aveva lasciato la presidenza del consiglio, si era impegnato per mantenere la neutralità italiana. Egli era sicuro che gran parte del territorio italiano ancora occupato dall’Austria poteva essere ottenuto mediante trattative diplomatiche, ma la minoranza interventista che era dell'avviso di cambiare alleanza e di schierarsi contro l'Austria era molto forte. La grande industria vedeva nella guerra un'occasione unica e grandiosa di espansione economica grazie alle forniture per l'esercito. I maggiori quotidiani italiani cavalcavano le tesi dei nazionalisti e attaccavano in maniera violenta i neutralisti fino a definire traditore Giolitti. Molte erano le manifestazioni di piazza che si svolgevano a favore della guerra e molti erano gli interventisti, tra i quali Gabriele D’Annunzio, che vi pronunciavano infuocati discorsi patriottici. Anche dall'estero le spinte non mancavano: l'Italia importava il 90% del suo carbone dall'Inghilterra e dipendeva da Inghilterra e Francia anche per altre importanti materie prime: questo era un formidabile strumento di pressione nelle mani dell'Intesa.
Durante i mesi della neutralità italiana, stante il sostanziale equilibrio delle forze schierate in campo, divenne chiaro che l'Italia poteva giocare un ruolo importante se non decisivo sull'esito del conflitto e perciò il governo intavolò una serie di trattative con i partner della Triplice Alleanza, nonché segretamente con i membri dell'Intesa, per stabilire i compensi per l'intervento italiano nella guerra o per il mantenimento del suo stato di non belligeranza. Fu subito chiaro che l'Intesa poteva promettere all'Italia ben più di quello che volevano offrire gli Imperi Centrali, dato che gli incrementi territoriali ai quali l'Italia era interessata riguardavano soprattutto l'Austria-Ungheria, e che questo impero era restio a fare concessioni a proprie spese.
Il trattato di Londra fu stipulato nella capitale britannica il 26 aprile 1915 e firmato dal marchese Guglielmo Imperiali, ambasciatore a Londra in rappresentanza del governo italiano, Sir Edward Grey per il Regno Unito, Pierre Paul Cambon per la Francia e dal conte Alexander Benckendorff per l'Impero russo. Fu firmato in tutta segretezza per incarico del governo Salandra senza che il Parlamento, in maggioranza neutralista, ne fosse informato. Il patto, consistente in quattordici punti, prevedeva che l'Italia entrasse in guerra al fianco dell'Intesa entro un mese, ed in cambio avrebbe ottenuto in caso di vittoria, il Trentino, il Tirolo meridionale, la Venezia Giulia con gli altopiani carsico-isontini e con l'intera penisola istriana escluso Fiume. Inoltre sarebbe divenuto in possesso di una parte della Dalmazia, di numerose isole dell'Adriatico, di Valona e Saseno in Albania, e del bacino carbonifero di Adalia in Turchia, oltre alla conferma della sovranità su Libia e Dodecaneso. Dal canto suo l'Italia si obbligava ad impiegare la totalità delle sue risorse per condurre la guerra in comune che la Francia, la Gran Bretagna e la Russia stavano combattendo contro tutti i loro nemici; pertanto la sua prima mossa sarebbe stata quella dichiarare guerra all'Austria-Ungheria.
Tuttavia la natura segretissima del patto fece sì che tale rimanesse sino alla fine della guerra, quando la sua divulgazione ebbe vasta risonanza internazionale, e causò grave imbarazzo sia alle potenze firmatarie, sia presso l’opinione pubblica mondiale, al punto da essere disconosciuto da parte degli Stati Uniti che si opposero fermamente alla sua completa realizzazione, ritenendolo privo di validità. Fu proprio il malcontento serpeggiante in Italia per la realizzazione solo parziale del patto, a far sorgere il mito di una “vittoria mutilata”, ed a portare alla crisi ed alla delegittimazione del governo liberale, creando terreno fertile per la nascita e l’avvento del fascismo.
 

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news pubblicata il lun 23 feb 15