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Ponte di Piave: le prime incursioni aeree

ven 27 mar 15


Ancora una volta “LE CRONACHE DAL PASSATO” attingeranno dal libro di Monsignor Costante Chimenton il quale inizia così il secondo capitolo: «Nel periodo di guerra, che precedette le infauste giornate di Caporetto, Ponte di Piave fu più volte visitato dai velivoli nemici. La prima incursione si effettuò il 24 giugno 1916. Ne parla esplicitamente il bollettino ufficiale del giorno 25 successivo, quando recita che velivoli nemici lanciarono bombe su Tolmezzo, Portogruaro e Ponte di Piave e sulla laguna di Grado senza però causare alcuna vittima ma solo qualche danno. Il bollettino, come al solito, è conciso; nessun cenno specifico sull’entità dei danni prodotti, a Ponte di Piave, dall’avversario. L’incursione era stata organizzata contro Treviso, ma gli aviatori prima di volare sopra la città, lanciarono alcune bombe contro il ponte di Bocca Callalta: il bersaglio fu raggiunto, il ponte danneggiato, il passaggio sospeso. Nessuna vittima a Ponte di Piave; fu leggermente danneggiata la villa Tommaseo-Ponzetta.»
Monsignor Chimenton prosegue nel suo racconto riferendosi alla seconda incursione aerea, quella del 16 luglio 1916, per descrivere la quale si avvale del bollettino del giorno seguente: «Nella passata notte cinque idrovolanti bombardarono Treviso: un morto, qualche ferito leggero, pochi danni. Uno degli idrovolanti nemici fu abbattuto dal nostro fuoco. I due aviatori restarono uccisi.» I bollettini dell’epoca erano redatti in stile laconico e conciso, pertanto è di nuovo dal racconto del Monsignore che possiamo riportare le seguenti informazioni: «Gli aviatori, provenienti da Pola, sorvolarono sopra ponte di Piave, e lasciarono cadere le loro bombe: nessun grave danno agli edifici; nessuna vittima; la tragedia per gli stessi avversari si effettuò nel ritorno alla base di partenza: un apparecchio fu colpito dalle batterie antiaeree che difendevano Treviso, e gli aviatori dovettero prendere precipitosamente la via del ritorno. L’idrovolante ferito precipitò presso il Piave, poco lontano da Saletto: da un groviglio di ferro e di acciaio furono estratte due salme orrendamente schiacciate. A quelle salme, che si tumularono nel cimitero parrocchiale di San Bortolo di Saletto, furono resi gli onori militari. Una semplice pietra tramanda il ricordo degli aviatori Andreas Schivanovits e Franz Fr. V. Doblhoff, che, nel cuore della notte, tentarono di abbattere quel ponte di Bocca Callalta, presso il quale, più tardi, nel 1918, si lasciarono massacrare i loro compagni, i loro reggimenti, ostinati, inutilmente, di volersi aprire un varco verso Treviso.»
Il racconto continua: «La stampa dell’epoca descrisse l’avvenimento in tutti i suoi particolari. Così il Gazzettino: L’abbattimento seguì a San Bortolo di Breda di Piave, in piena campagna, su un prato, vicino ad un fosso e a qualche metro da una strada vicinale. Colpito da una delle nostre batterie antiaeree, aveva tentato invano la via del ritorno; fatta breve strada, era precipitato, riducendosi in un ammasso di macerie. Trattasi dell’”L. 84”, un idrovolante cioè sul tipo di quello che, abbattuto presso Grado, fu già a Venezia e a Treviso, oggetto di tanta curiosità benefica pro Croce Rossa. Una persona di San Biagio ci ha dichiarato che, verso le 23 di domenica, avvertì come il sopraggiungere furioso di un motore. Pensò ad un camion lanciato a fantastica velocità. Vide invece rapidamente precipitare una grande macchina aerea: era l’idrovolante nemico che parve schiantarsi contro il suolo rovesciandosi. Terribile urto! I due aviatori, il pilota, un sottufficiale, e l’osservatore, un ufficiale di marina, erano rimasti uccisi. L’osservatore era stato schiacciato dal motore; il pilota deve invece essere morto qualche minuto dopo la caduta, poiché fu trovato in atteggiamento di tentar di sottrarsi alle macerie che lo avvolgevano.
Moltissime persone da Treviso e paesi vicini, appena giunse la notizia che uno degli idrovolanti nemici, reduce dall’ignobile impresa contro inermi cittadini, era precipitato a terra fracassandosi, si recarono a Crosera di San Bortolo di Piave, località dove il velivolo austriaco giaceva inerte, al suolo. Il pilota era stato sbalzato dall’apparecchio; l’osservatore giaceva invece col ventre e una gamba fracassata sotto il pesantissimo motore. Dalle carte e dai documenti divenuti addosso ai due aviatori risulta che il pilota si chiamasse Andreas Schivanovits, nato a Zara il 31 dicembre 1915, proveniente dalla stazione idrovolanti di Pola. Il suo orologio si era fermato alle ore 23:10. In tasca gli furono trovati sei biglietti da 100 corone, 7 da 20, 2 da 10 e un biglietto da 20 marchi. Inoltre, in un piccolo astuccio di ottone, 10 napoleoni d’oro e 10 mezzi napoleoni. Nel portafoglio si trovavano lettere familiari e fotografie. L’osservatore era un cadetto di marina, comandante barone Franz Doblhoff-Asper, pure giovanissimo. Entrambi erano vigorosi e dai lineamenti arditi e simpatici. Il casco di uno degli aviatori recava nell’interno la scritta in nero: Molner; nell’altro berretto: L. S. C. Hezaberg. I corpi dei due aviatori nemici, dopo i sopralluoghi delle autorità militare e giudiziaria, furono trasportati nella cella mortuaria del paese.

incursioni aeree

 



news pubblicata il ven 27 mar 15