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L'affondamento del piroscafo "Principe Umberto"

ven 03 apr 15


Prendiamo spunto dal Blog di Camillo Pavan “Testimonianze sulla Prima Guerra Mondiale - Archivio interviste” per rivivere la tragedia del 55º Reggimento "Brigata Marche" attraverso il racconto di un sopravvissuto: il nostro concittadino Ruggero Rinaldin, nato a Ponte di Piave il 30 agosto 1893 ed ivi morto alla veneranda età  di quasi 103 anni, il 10 marzo 1996:
«Succede il fatto degli Altipiani di Asiago, che gli austriaci, i tedeschi erano venuti dentro ... allora l'ordine è di portare le truppe dall'Albania e di andare di rinforzo dalle parti di Asiago.……
Il 55 [rgt. fanteria] è partito, ma il 56 è partito prima, però. Si sono accorti gli austriaci che gli italiani lasciavano l'Albania ... e il 56 è passato libero ... ma il 55, il giorno dopo, siamo partiti di notte, siamo in alto mare... Io mi trovavo nella nave Ravenna e altre compagnie si trovavano nella Principe Umberto. Siamo in alto mare, di notte, io mi trovavo nella Ravenna... La Principe era a centocinquanta metri più avanti, noi si era in coperta, di notte, e si avevano due cacciatorpediniere di scorta, abbiamo sentito un grande colpo, buuum ... all'oscuro, noialtri ... "si era innocenti!" non si sapeva niente, cosa poteva essere. Il comandante sì che lo sapeva perchè avevano comunicato con l'altra nave Principe, la Principe... Dopo un momento si vede che la nave - noi soldati non si sapeva niente - e vediamo che la nostra nave si sposta perché il porto di Valona era certamente minato e ci voleva il permesso per rientrare di nuovo. Compare un cacciatorpediniere e quel portavoce chiama: «Ravenna! Ravenna!» ... e il Ravenna proprio al momento giusto non ha risposto ... «Se correvate ancora un minuto, due minuti... venivate affondati da noialtri stessi!» ... (perché erano stati scambiati per una nave nemica) E (la nostra nave) risponde a quello della cacciatorpediniera: «Principe Umberto affondato in cinque minuti!» ... e allora a noi sono venuti i brividi, a sentire questo. In cinque minuti la Principe Umberto era andata a fondo! E dopo ha fatto - la cacciatorpediniera - al comandante della nostra nave: «Aspettate un poco che vado a levare il per entrare nel golfo di Valona» ... Sicché di tremila e cinquecento persone, ho la memoria come se fossi là, di tremila e cinquecento persone nella Principe Umberto è rimasto l'equipaggio ... sono rimasti salvi in 700! Il giorno dopo, i rimasti salvi e noialtri siamo partiti di nuovo per venire a Taranto ... ma però, invece che avere due cacciatorpediniere di scorta se ne avevano 90 in fianco! «Hanno chiuso la stalla quando i buoi sono scappati», e ci hanno portato a Taranto.»
 
MORTI DI PONTE DI PIAVE NELL’AFFONDAMENTO DELL’8 GIUGNO 1916
 
Caporal maggiore CASTELLAN BRUNO DI LUIGI, nato il 15 novembre 1893             
 
Soldato FOSSALUZZA GIROLAMO DI BIAGIO, nato il 13 aprile 1890                            
 
Soldato FRACAS INNOCENTE DI DANIELE nato il 26 novembre 1891, in data 9 marzo 1921 venne concessa alla famiglia, dal Ministero della Guerra, la medaglia commemorativa della campagna 1915-1918
 
Soldato MANZAN GIORDANO DI DAVIDE, nato il 13 maggio 1891, in data 9 marzo 1921 venne concessa alla famiglia, dal ministero della guerra, la medaglia commemorativa della campagna 1915-1918
 
Soldato MENAGALDO BASILIO DI LUIGI, nato il 3 aprile 1886
 
Soldato MENAGALDO FRANCESCO DI GIACOMO, nato l'8 maggio 1889
 
Soldato PORTELLO AGOSTINO DI ANGELO, nato il 7 agosto 1882
 
Soldato RUFFONI GIULIO nato il 1 marzo 1888, lasciò la vedova Carniel Giuseppina di anni 28 e tre bambini: Ermando di anni 5, Adriano di anni 3, Amedeo di 5 mesi
 
Soldato ZANOTTO MARTINO DI DOMENICO, nato l'11 novembre 1890, lasciò la vedova Zanusso Graziosa Maria di anni 24 e il bimbo Martino Giuseppe nato tre mesi dopo la morte del padre
                                                                          
SOPRAVVISSUTI DI PONTE DI PIAVE ALL’AFFONDAMENTO DELL’8 GIUGNO 1916 (oltre al già citato RUGGERO RINALDIN)
 
Soldato SECCO ALESSANDRO DI SANTE classe 1891, uno dei pochi superstiti del siluramento della nave «Principe Umberto», fu ferito quattro volte da arma da fuoco alle gambe e alla braccia; per i patimenti sofferti e per le emozioni provate nel salvataggio della «Principe Umberto» ammalò gravemente, e morì in famiglia a Negrisia, il 10 ottobre 1924.
 
Caporal Maggiore MARSON SANTE DI PASQUALE classe 1888, già ferito sul monte Piana il 16 luglio 1915, morì il 2 aprile 1919 all’ospedale principale militare di Padova per bronco polmonite procuratagli dalle fatiche sostenute in servizio; lasciò la vedova Brolo Angela di anni 28, e tre bambini: Amedeo di anni 8, Teodolinda di anni 6 e Maria Santa di anni 1
 

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news pubblicata il ven 03 apr 15