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All’inizio del 1918 il blocco degli eserciti facenti parte dell'Intesa, che pure era sempre stata superiore in termini numerici, vide ribaltarsi la situazione a causa delle perdite subite in combattimento e dall'uscita dalla guerra della Russia in seguito alla rivoluzione d’ottobre. Questo permise alla Germania di trasferire decine di divisioni dal fronte orientale a quello occidentale, e di averne a disposizione per la fine di gennaio 1918 ben 177 con altre trenta in arrivo, mentre il potenziale dell’Intesa nello stesso arco temporale era sceso a 172 divisioni, formate ognuna da 9 battaglioni invece che dai soliti 12. Il generale Ludendorff cercò di cogliere il momento favorevole, anticipando l’ormai sicuro arrivo in forze delle truppe statunitensi pronte a schierarsi a fianco dell’Intesa. Egli riponeva le speranze di vittoria in una nuova, fulminea e imponente offensiva a occidente, e per poter utilizzare tutte le truppe disponibili era riuscito a estorcere una pace definitiva sia al governo bolscevico, sia a quello rumeno; inoltre per assicurare un supporto finanziario alla sua offensiva, fece occupare gli immensi campi di grano dell’Ucraina, incontrando solo una misera resistenza da parte di truppe cecoslovacche ex-prigioniere dei russi.
Il 21 marzo 1918 ebbe inizio la programmata offensiva che, in caso di successo, avrebbe consentito alla Germania di vincere la guerra. I tedeschi assalirono le posizioni britanniche sulla Somme, provocandone il crollo e avanzando rapidamente nelle retrovie con dei risultati impressionanti, mai conseguiti prima da nessuno degli opposti schieramenti sul fronte occidentale: catturarono 90.000 prigionieri e 1.300 cannoni, inflissero agli anglo-francesi la perdita di 212.000 uomini tra morti e feriti, ed annientarono l'intera 5ª Armata britannica, anche se per contro dovettero registrare 239.000 perdite tra ufficiali e soldati anche tra le loro fila, con alcune divisioni e compagnie ridotte alla metà dei loro effettivi. Forte di questi successi, il generale Ludendorff tentò di replicarli lanciando una serie di assalti in sequenza in altre zone del fronte: in aprile i tedeschi sfondarono le linee britanniche vicino Ypres, in maggio guadagnarono altro terreno attaccando i francesi tra Soissons e Reims, in giugno assaltarono le posizioni francesi davanti Compiègne, anche se quest’ultima azione fallì e fu bloccata nel giro di pochi giorni. La Germania si trovava ad un passo dalla vittoria ed il 15 luglio lanciò un’ultima offensiva sul fronte della Marna, ma a inizio agosto lo slancio tedesco cessò su tutto il fronte: l'esercito imperiale nonostante le vittorie conseguite era esausto e dissanguato dalle enormi perdite.
Contemporaneamente le truppe inglesi, supportate dall’arrivo di quasi un milione di soldati statunitensi, vennero in soccorso dei francesi contrattaccando sul fronte della Marna, mettendo definitivamente la parola fine all’avanzata tedesca. Esaurita la spinta offensiva degli austro-tedeschi, fu il turno degli Alleati prendere l'iniziativa mediante una serie di attacchi con obiettivi limitati, ma da attuarsi in rapida successione l'uno dopo l'altro per sottoporre i tedeschi a una pressione costante, sfruttando la superiorità numerica derivata dall’arrivo dei rinforzi d'oltre oceano. Già il 18 luglio le truppe francesi e americane attaccarono la vulnerabile linea nemica sulle rive della Marna, ed il 4 agosto ricacciarono indietro i difensori per quasi 50 chilometri. L'8 agosto iniziò una seconda offensiva davanti Amiens, condotta da truppe franco-britanniche, appoggiate da 600 carri armati e 800 aerei: il successo fu tale che il generale Ludendorff definì l'8 agosto "il giorno più nero” per l'esercito tedesco. Il 15 agosto l'azione proseguì con un vigoroso contrattacco sulla Somme da parte di britannici e statunitensi, che pose le basi per quello che sarebbe stato l’esito finale del conflitto sul fronte occidentale.
Identica situazione verificò sul fronte italiano, ove l’Austria-Ungheria il 15 giugno 1918 sferrò un imponente offensiva, che diede luogo alla Battaglia del Solstizio il cui esito è già noto. La strenua resistenza italiana che mantenne ben salde le sue posizioni sul Piave, bloccò gli attaccanti che il 22 giugno sospesero l’azione. Anche l’Austria-Ungheria, fallita l'offensiva che nei piani doveva annientare l'Italia e dare una svolta al conflitto, si avviò verso un'irrimediabile crisi militare e politica.
A metà del 1918 le forze dell'Intesa convinte che la Bulgaria fosse sul punto di cedere, prepararono i piani per una risolutiva offensiva lungo tutto il fronte macedone. Dopo lunghi preparativi l’offensiva scattò il 14 settembre 1918: i reparti greco-britannici attaccarono con successo verso est, e le truppe francesi, serbe e italiane sfondarono il fronte bulgaro da ovest. Nella ritirata l'esercito bulgaro si disfece completamente, e ciò, complice la situazione interna del paese, scosso da tumulti e manifestazioni contro la guerra, fece sì che il 29 settembre la Bulgaria accettasse l'armistizio di Salonicco, uscendo ufficialmente dal conflitto il 30 settembre. Nel mentre le forze britanniche proseguirono la marcia verso est in Tracia alla volta di Istanbul, e quelle Franco-Serbe mossero verso nord raggiungendo il Danubio il 19 ottobre, liberando Belgrado dall'occupazione
austroungarica il 1º novembre.
Nel teatro del Medio Oriente le forze dell'Impero ottomano stavano ormai cedendo su tutti i fronti, infatti nella penisola araba le litigiose tribù locali trovarono una sorta di guida unitaria, che li portò ad insorgere contro la dominazione ottomana. In Palestina le forze dell'Intesa potendo contare su una netta superiorità numerica, una più efficace logistica e un assoluto dominio del cielo ottennero una decisiva vittoria nella battaglia di Megiddo (19 settembre-31 ottobre) imponendo la resa all’impero Ottomano, che il 30 ottobre fu costretto a firmare l'armistizio di Mudros.