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Il 1918 anno decisivo per le sorti della Guerra

mar 15 mar 16

All’inizio del 1918 il blocco degli eserciti facenti parte dell'Intesa, che pure era sempre stata superiore in termini numerici, vide ribaltarsi la situazione a causa delle perdite subite in combattimento e dall'uscita dalla guerra della Russia in seguito alla rivoluzione d’ottobre. Questo permise alla Germania di trasferire decine di divisioni dal fronte orientale a quello occidentale, e di averne a disposizione per la fine di gennaio 1918 ben 177 con altre trenta in arrivo, mentre il potenziale dell’Intesa nello stesso arco temporale era sceso a 172 divisioni, formate ognuna da 9  battaglioni invece che dai soliti 12. Il generale Ludendorff cercò di  cogliere il momento favorevole, anticipando l’ormai sicuro arrivo in forze  delle truppe statunitensi pronte a schierarsi a fianco dell’Intesa. Egli  riponeva le speranze di vittoria in una nuova, fulminea e imponente  offensiva a occidente, e per poter utilizzare tutte le truppe disponibili  era riuscito a estorcere una pace definitiva sia al governo bolscevico, sia  a quello rumeno; inoltre per assicurare un supporto finanziario alla sua  offensiva, fece occupare gli immensi campi di grano dell’Ucraina,  incontrando solo una misera resistenza da parte di truppe cecoslovacche ex-prigioniere dei russi.
Il 21 marzo 1918 ebbe inizio la programmata offensiva che, in caso di  successo, avrebbe consentito alla Germania di vincere la guerra. I tedeschi  assalirono le posizioni britanniche sulla Somme, provocandone il crollo e  avanzando rapidamente nelle retrovie con dei risultati impressionanti, mai  conseguiti prima da nessuno degli opposti schieramenti sul fronte  occidentale: catturarono 90.000 prigionieri e 1.300 cannoni, inflissero agli  anglo-francesi la perdita di 212.000 uomini tra morti e feriti, ed  annientarono l'intera 5ª Armata britannica, anche se per contro dovettero  registrare 239.000 perdite tra ufficiali e soldati anche tra le loro fila,  con alcune divisioni e compagnie ridotte alla metà dei loro effettivi. Forte  di questi successi, il generale Ludendorff tentò di replicarli lanciando una serie di assalti in sequenza in altre zone del fronte: in aprile i tedeschi  sfondarono le linee britanniche vicino Ypres, in maggio guadagnarono altro  terreno attaccando i francesi tra Soissons e Reims, in giugno assaltarono le  posizioni francesi davanti Compiègne, anche se quest’ultima azione fallì e  fu bloccata nel giro di pochi giorni. La Germania si trovava ad un passo  dalla vittoria ed il 15 luglio lanciò un’ultima offensiva sul fronte della  Marna,  ma a inizio agosto lo slancio tedesco cessò su tutto il fronte:  l'esercito imperiale nonostante le vittorie conseguite era esausto e  dissanguato dalle enormi perdite.
Contemporaneamente le truppe inglesi, supportate dall’arrivo di quasi un  milione di soldati statunitensi, vennero in soccorso dei francesi  contrattaccando sul fronte della Marna, mettendo definitivamente la parola  fine all’avanzata tedesca. Esaurita la spinta offensiva degli  austro-tedeschi, fu il turno degli Alleati prendere l'iniziativa mediante  una serie di attacchi con obiettivi limitati, ma da attuarsi in rapida  successione l'uno dopo l'altro per sottoporre i tedeschi a una pressione  costante, sfruttando la superiorità numerica derivata dall’arrivo dei  rinforzi d'oltre oceano. Già il 18 luglio le truppe francesi e americane  attaccarono la vulnerabile linea nemica sulle rive della Marna, ed il 4  agosto ricacciarono indietro i difensori per quasi 50 chilometri. L'8 agosto  iniziò una seconda offensiva davanti Amiens, condotta da truppe  franco-britanniche, appoggiate da 600 carri armati e 800 aerei: il successo  fu tale che il generale Ludendorff definì l'8 agosto "il giorno più nero”  per l'esercito tedesco. Il 15 agosto l'azione proseguì con un vigoroso  contrattacco sulla Somme da parte di britannici e statunitensi, che pose le  basi per quello che sarebbe stato l’esito finale del conflitto sul fronte  occidentale.
Identica situazione verificò sul fronte italiano, ove l’Austria-Ungheria il  15 giugno 1918 sferrò un imponente offensiva, che diede luogo alla Battaglia  del Solstizio il cui esito è già noto. La strenua resistenza italiana che  mantenne ben salde le sue posizioni sul Piave, bloccò gli attaccanti che il  22 giugno sospesero l’azione. Anche l’Austria-Ungheria, fallita l'offensiva  che nei piani doveva annientare l'Italia e dare una svolta al conflitto, si  avviò verso un'irrimediabile crisi militare e politica.
A metà del 1918 le forze dell'Intesa convinte che la Bulgaria fosse sul  punto di cedere, prepararono i piani per una risolutiva offensiva lungo  tutto il fronte macedone. Dopo lunghi preparativi l’offensiva  scattò il 14  settembre 1918: i reparti greco-britannici attaccarono con successo verso  est, e le truppe francesi, serbe e italiane sfondarono il fronte bulgaro da ovest. Nella ritirata l'esercito bulgaro si disfece completamente, e ciò,  complice la situazione interna del paese, scosso da tumulti e manifestazioni  contro la guerra, fece sì che il 29 settembre la Bulgaria accettasse  l'armistizio di Salonicco, uscendo ufficialmente dal conflitto il 30  settembre. Nel mentre le forze britanniche proseguirono la marcia verso est  in Tracia alla volta di Istanbul, e quelle Franco-Serbe mossero verso nord  raggiungendo il Danubio il 19 ottobre, liberando Belgrado dall'occupazione
 austroungarica il 1º novembre.
Nel teatro del Medio Oriente le forze dell'Impero ottomano stavano ormai  cedendo su tutti i fronti, infatti nella penisola araba le litigiose tribù  locali trovarono una sorta di guida unitaria, che li portò ad insorgere  contro la dominazione ottomana. In Palestina le forze dell'Intesa potendo  contare su una netta superiorità numerica, una più efficace logistica e un  assoluto dominio del cielo ottennero una decisiva vittoria nella battaglia  di Megiddo  (19 settembre-31 ottobre) imponendo la resa all’impero Ottomano,  che il 30 ottobre fu costretto a firmare l'armistizio di Mudros.

grande guerra

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news pubblicata il mar 15 mar 16