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Giorno della Memoria

gio 01 feb 07

stemma

AMMINISTRAZIONE COMUNALE
DI PONTE DI PIAVE 

in collaborazione con

ISTITUTO SCOLASTICO COMPRENSIVO
PONTE DI PIAVE

Giorno della Memoria

Sabato 27 gennaio 2007
alle ore 10.00 nella Piazza antistante il Municipio

Non si può dimenticare ciò che è stato
Non si può dimenticare, non si può cancellare.
I volti, i visi, le espressioni rimangono,
rimarranno i cuori e le anime in quei volti.
Non si può dimenticare,
ma ricordare, quello sì.
Raccontare l’irraccontabile
Ed è mio, tuo, nostro compito. Nostro dovere.
Ricordare la più tragica pagina di storia, la più tragica pagina di storia dell’intera umanità  dell'umanità intera
E la memoria di questo passato serve ad aiutarci a costruire il futuro

Con legge 20 luglio 2000 n. 21, la Repubblica Italiana riconosce il giorno 27 gennaio, data dell’abbattimento dei cancelli di Auschwitz, “Giorno della Memoria, al fine di ricordare la Shoah, le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subito la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati.

Memoria significa scavare nel passato, per cercare non le gesta di eroi ma esempi rimasti nell’ombra

Ed oggi, 27 gennaio, celebriamo la memoria dell’Inferno di Terezin.

terezin

Sono circa 140.000 gli ebrei di Terezin: 33.529 muoiono nel ghetto, 88.196 finiscono nelle camere a gas e soltanto 17.247 vengono liberati.

Tra loro 15.000 furono i bambini e gli adolescenti ebrei che strappati ai loro genitori vissero nella città ghetto di Terezin.

Di loro ci restano un pacco di disegni infantili e poche semplici poesie, testimonianze angosciose di sofferenze inenarrabili e delitti atroci, motivo insieme di dolore ed orrore.


Vedrai che è bello vivere
Chi s’aggrappa al nido
non sa che cos’è il mondo,
non sa quello che tutti gli uccelli sanno
e non sa perché voglia cantare
il creato e la sua bellezza.
 Quando all’alba il raggio del sole
illumina la terra
e l’erba scintilla di perle dorate,
quando l’aurora scompare
e i merli fischiano tra le siepi,
allora capisco come è bello vivere.
Prova, amico, ad aprire il tuo cuore alla bellezza
quando cammini tra la natura
per intrecciare ghirlande coi tuoi ricordi:
anche se le lacrime ti cadono lungo la strada,
vedrai che è bello vivere.

Addio
Tutti gli istanti felici
Sono perduti per sempre
E non ho più la forza di proseguire il camino.
Ancora una volta, una sola,
tenere il tuo capo tra le mani,
poi chiudere gli occhi, e in silenzio
andarmene verso le tenebre
Anonimo

Vorrei andare sola
Vorrei andare sola
Dove c’è un’altra gente migliore,
in qualche posto sconosciuto
dove nessuno più uccide.
Ma forse ci andremo in tanti
Verso questo sogno,
in mille forse…
e perché non subito?
Alena Synkovà

La farfalla
L’ultima, proprio l’ultima,
di un giallo così intenso, così
assolutamente giallo,
come una lacrima di sole quando cade
sopra una roccia bianca
così gialla, così gialla!
L’ultima,
volava in alto leggera,
aleggiava sicura
per baciare il suo ultimo mondo.
Tra qualche giorno
Sarà già la mia settima settimana di ghetto:
e miei mi hanno ritrovato qui
e qui mi chiamano i fiori di ruta
e il bianco candeliere di castagno nel cortile.
Ma qui non ho rivisto nessuna farfalla.
Quella dell’altra volta fu l’ultima:
le farfalle non vivono  nel ghetto
Pavel Friedman

farfalla

Il topolino
In fondo al nido il topolino
Si cerca una pulce nel pelo fino.
Si dà da fare, fruga e rifruga,
ma non la trova, non ha fortuna.
Gira di qui, gira di là,
ma la pulcetta non se ne va.
Ed ecco arriva il papà topo,
che al suo pelo fa un sopralluogo:
ecco che acciuffa quella pulcetta
e poi nel fuoco lesto la getta
il topolino corre diretto
ad invitare il suo connetto:
menù del giorno
pulcetta al forno.
Koleba

Il giardino
E’ piccolo il giardino
profumato di rose,
è stretto il sentiero
dove corre il bambino:
un bambino grazioso
come un bocciolo che si apre:
quando il bocciolo si aprirà
il bambino non ci sarà.
Franta Bass

Terezin
Una macchia di sporco dentro sudicie mura
E tutt’attorno il filo spinato
30.00 ci dormono
e quando si sveglieranno
vedranno il mare del loro sangue.
Sono stato bambino tre anni fa.
Allora sognavo altri mondi.
Ora non sono più un bambino,
ho visto gli incendi
e troppo presto sono diventato grande.
Ho conosciuto la paura,
le parole di sangue, i giorni assassinati:
dov’è il babau di un tempo?
Ma forse questo non è che un sogno
E io ritornerò laggiù con la mia infanzia,
infanzia, fiore di roseto,
mormorante campana dei miei sogni,
come madre che culla il figlio
con l’amore traboccante della sua maternità.
Infanzia miserabile, catena
Che ti lega al nemico ed alla forca.
Miserabile infanzia, che dentro il suo squallore
Già distingue il bene e il male.
Laggiù dove l’infanzia dolcemente riposa
Nelle piccole aiuole di un parco,
laggiù, in quella casa, qualcosa si è spezzato
quando su me è caduto il disprezzo:
laggiù, nei giardini o nei fiori
o sul seno materno, dove io sono nato per piangere… 
alla luce di una candela m’addormento
forse per capire un giorno che io ero una ben piccola cosa,
piccola come il coro dei 30.000,
come la loro vita che dorme, laggiù nei campi
che dorme e si sveglierà, aprirà gli occhi
e per non vedere troppo, si lascerà riprendere dal sonno.
Hanaus Hachenburg

"Disegna ciò che vedi", furono le parole di mio padre dopo che gli avevo portato di nascosto, all´interno del campo maschile, il disegno di un pupazzo di neve

 

Era il dicembre 1941, poco dopo il nostro arrivo a Terezin.
Il pupazzo di neve sarebbe rimasto il mio ultimo disegno veramente infantile. Spinta dalle parole di mio padre mi sentii chiamata, da quel momento in poi, a rappresentare nei miei disegni la vita quotidiana del Ghetto. Queste immagini, che mi avrebbero profondamente segnato, hanno posto fine alla mia infanzia. Quasi tutti i miei disegni li ho realizzati nell´ "alloggio delle ragazze" L410, dove avevo un posto nel piano di mezzo di un letto a castello di tre piani, proprio di fianco alla finestra, da cui vedevo la strada. Tenendo un blocco sulle ginocchia disegnavo dal mio letto tutto quello che vedevo e vivevo. Solo alcuni disegni li ho fatti all´aperto, per strada e nei cortili delle baracche. Nel trasporto verso Terezin avevo portato con me un blocco da disegno, una cassetta di acquerelli, pastelli e matite colorate. I colori mi durarono per quasi tre anni. Il prezioso blocco da disegno che avevo portato da casa era finito presto e in seguito ho usato qualsiasi tipo di carta mi fosse possibile trovare. In questo modo ho realizzato quasi 100 disegni.
Halga Weissova

 

Discorso del Sindaco

Ringrazio e saluto tutti i convenuti a questa manifestazione che l’Amministrazione comunale e l’Istituto Comprensivo di Ponte di Piave hanno voluto anche quest’anno organizzare.

Ringrazio in modo particolare il Sig. Preside, gli insegnanti ed il personale del Comune che hanno coordinato con il Vice Sindaco i dettagli organizzativi di questa giornata.

A sei anni di distanza dalla legge del 2000, cari bambini e ragazzi, oggi la questione della memoria assurge a tema di riflessione collettiva.

Nel 2000 veniva emanata dal Parlamento una legge con cui si volle ricordare a beneficio soprattutto di chi non conobbe la tragedia delle persecuzioni.

Oggi il tema della memoria della Shoah diventa quello della “memoria della memoria”, della questione cioè di come ricordare in maniera efficace ciò che molti non hanno vissuto.

Il problema è, in altri termini, che la giornata odierna diventerà o rischia di diventare semplicemente “il giorno della memoria” nel tempo per tutti noi cittadini italiani (e più in generale per chiunque), una volta che scompaiono i testimoni diretti.

Ecco perché oggi il mio ruolo qui, davanti a voi ed ai vostri insegnanti, deve essere quello a cui mi ha chiamato lo spirito di quella legge.

Due sono i messaggi importanti che quella legge ha inteso tramandare e di cui ogni Sindaco deve sapersi fare interprete presso la propria comunità.

Primo.

Il Giorno della Memoria non è il giorno dei morti.

Per questo ricordiamo esiste già una data nel calendario civico italiano (il 2 novembre).

Non c’è alcun bisogno di duplicarlo.

Il 27 gennaio è invece il giorno dei vivi.

Della memoria per i vivi e non della commemorazione dei morti.

Più esattamente, la Shoah è un evento che ha voluto dire distruzione fisica di milioni di individui sulla base di una macchina persecutoria che colpiva gli inquilini della porta accanto.

Per questo la memoria del loro sterminio riguarda tutti noi, non è un evento privato, né corporativo; è l’evento strutturale che ha caratterizzato gli anni del fascismo.

Secondo.

La memoria non è un fatto.

E un atto che si compie fra vivi, il cui fine è la costruzione di una coscienza pubblica.

E’ un atto che ha valore pragmatico, che serve per fare qualcosa, rappresenta un qualcosa che da solo esprime ciò che si è trattenuto del passato, rappresenta un arricchimento della nostra personalità, della mia come della vostra.

Sono del tutto inutili i tentativi avanzati in alcune parti del mondo (penso all’Iran non più tardi dello scorso mese) di confutare l’esistenza della Shoah.

La storia non può e non potrà mai essere riscritta a proprio uso e consumo.

Oggi, pertanto, siete qui per ribadire l’importanza di porre un ostacolo alla corsa alla dimenticanza, non solo della Shoah, ma di tutta la storia in generale .

Ecco perché il mio pressante invito rivolto a Voi tutti è quello di dedicarvi con assidua passione allo studio dei tanti fatti storici che hanno contrassegnato il nostro passato, non solo quelli che attengono alla Shoah.

In questo – ne sono sicuro – Vi affiancheranno con entusiasmo i vostri maestri ed insegnanti.

Chiudo con la riflessione che uno storico e giornalista ebreo ha fatto ieri a Venezia presso il Consiglio regionale, durante la commemorazione istituzionale.

“Il fine per il quale è stata istituita la giornata della memoria rappresenta, anno dopo anno, un piccolo tormento. Ma è l’unico modo efficace per fare cultura ed informazione sulle raccapriccianti esperienze del nostro passato”.

Sono parole di Riccardo Calimani.

Oggi non state facendo né festa, né tanto meno ricreazione: state semplicemente facendo il Vostro autentico dovere di cittadini che vogliono crescere responsabilmente nel proprio Paese per potere girare il mondo con disinvoltura.

Roberto Zanchetta
Sindaco Ponte di Piave



news pubblicata il gio 01 feb 07