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Pranzo anziani di Ponte di Piave

lun 18 giu 18

Nella giornata di ieri, domenica 17 giugno 2018, si è svolto l'annuale pranzo dedicato a tutti gli anziani di Ponte di Piave.

Si tratta di un momento conviviale, che vuole rappresentare sia una occasione di aggregazione per le persone meno giovani che una forma di ringraziamento per il loro apporto di esperienza e saggezza.

La partecipazione dei “nostri” anziani è stata allegra e numerosa., accolti dal Parroco Don Gian Paolo Bano, dal Sindaco Paola Roma e dall'Assessore ai Servizi Sociali Sante Morici.

Nel corso del pranzo il Sindaco ha voluto ringraziare Don Gian Paolo, l'Oratorio Noi e tutti i presenti per l'ottima riuscita della giornata ricordando anche gli anziani che non hanno potuto essere presenti perché "in trasferta" con i  Soggiorni Climatici.

Al termine gli anziani hanno ricevuto un testo, scritto da Sara Borsato di Ponte di Piave, 2^ classificata al Premio Letterario Mazzotti, molto apprezzata dai nostri nonni.

 

Caro diario,
sono vecia ormai. Son del sete, 1907. Voee contarte de me vita tuta ligada al Piave. Tra bombe e aqua, partenze e ritorni me vien da piansar.
Me ricorde me nono che in tel 1864 l’è ndat in guera co i Austriaci contro chea tera che a sta sora dei crucchi: a Danimarca. El nono Francesco l’è partio dae rive dea Piave e l’è rivà, col treno, fin a e rive del fiume Eider. El so mestier era el zattaio; el vivea in tea Piave! A Novembre del 1864 l’è tornà casa, par fortuna! L’è ciaro, a so guera no a è stada facile, infatti l’è tornà casa co na gamba smazocada, l’è tornà! Dove che l’è tornà?! Che discorsi: in tea Piave! Su e zo Belluno – Venezia coe szattere!
Ecco ‘naltro Novembre: 1917. Me ricorde quel compleanno infernale! Proprio perché i crucchi i a invaso a nostra tera, a nostra cara e antica Ponte di Piave, che sarà il luogo del combattimento! Me ricorde quel fine de Ottobre: dei militari i passea par a stazion de Ponte. Un tosato l’à assà cascar par tera un fogliet, sporco, pazo: na straza. Iera scrit: “Scappate tutti al di là della Piave, i nostri hanno mollato, i tedeschi vengono giù a roda levada!”
All’improvviso tutti che a Ponte i savea de quel scrito! Tutti che i scampea, ma alcuni restarono. Tut un casin, che paura! Ma iere contenta parchè iere insieme a tuta a me fameja.
Me ricorde che un dì a Ponte si sentì un gran boato. Un terremoto! Terrificante! Mia mamma o no so chi andò fuori a controllare … me pare entrò e disse: “I ponti! I ponti! I a buta zo i ponti! Siamo soli!” Uscii anca mi a controllare. Vidi i volti dei miei compaesani e di tutta la mia vita che sarebbe cambiata!
Iera domenega. Domenega 9 Novembre. I crucchi i me ha portà via tuta a roba: e bestie, el magnar! I me i a portai via par far speak e chea roba che tutti i magna al giorno d’oggi. Come che a se ciama? Ah sì, i wurstel! Bha! I me a portà via anca el me poro pare e i me fradei più grandi: Toni e Gianni. Non sapevo cosa fare, non savee dove che i ndesse. I continuea a dir “Raus! Raus!”
Me mare andò subito a tranquillizare i me fradei pì picoli: Ercole e Nane! Mi feci prendere dai sensi di responsabilità!
Iere drio pareciar e robe par andar via, quando dalla finestra vede do omeni, do fanti, che i attraversea el Piave a nuoto per dire agli Italiani di là come che se movea gli Austriaci. L’è proprio vero. “El Piave mormorò non passa lo straniero!”
Me mare dopo a me a dita de ciapar a bici e de andar in bottega a Oderzo. Iere drio passar par a Postumia, quando in tea Villa Tommaseo ghe iera gli Austriaci che fucilavano un soldato italiano. Quanta crudeltà! E avevo visto tutto quanto! Cerco di dimenticare quella scena, ma l’è pì forte de mi! Me vien sempre in mente!
Ritornai a casa e aspettai i me fradei coe vaise in tel cortio. Mentre me mare iera ancora dentro. In chel momento el ciel se fece pì grigio de quel che iera già. Una bomba avea colpio a me casa. Noi scappammo e ci lasciammo far cadere dall’esplosione! Ercole si ferì lievemente al ginocchio! Mia mamma con noi aveva l’intento de scampar a Vicenza. Scappammo da soli da parenti più prossimi. Avevamo capito che per lei non c’era più niente da fare. E di quella cara casa non rimase che qualche brandello di muro. Arrivammo dai miei zii. Io dovevo occuparmi dei mestieri di casa parchè i me zii iera fora a lavorar dì e not!
Arrivò l’11 Novemnbre. La guerra era in pieno furore! Era anche il giorno del mio decimo compleanno che di sicuro non avrei passato come tutti gli altri anni. Luigi Davanzo el vignea a contarne de a so fameia, i so do fioi: uno a Milan a far bombe e chealtro a Treviso a lanciarle! E lu a Ponte a ciaparle in testa! Che storie! Tutto distrutto! A ciesa dove avee fat a prima comunione con tute e date de nascita! E poi el munizipio! C’erano poche case in piedi ed intatte, purtroppo! Pregai e strapregai. Non sai quanti rosari abbia detto e con che attenzione!
Oh ecco! Eccolo là! Finalmente! Il 4 Novembre 1918 i crucchi si ritirarono! Che gioia! Era finita la guerra! Tuti che in piaza i osea come mati! Ma quanti morti che ghe iera! Non savee se ridar e piandar! Un misto de emozioni!
Mentre iere in tel giardin vidi un’ombra famigliare avvicinarsi. Era lui: Gianni! Grazie al Signor! Lo abbracciai! Potevamo vivere un po’ più sereni! Gli chiesi: “E papà? E Toni?” Lui cambio argomento dicendo: “Son tornato a casa, ma ho visto quel che ne è rimasto. Così ho pensato di venire dagli zii!” Gli risposi che aveva fatto bene. Dopo vidi una ferita al braccio. Lo curai. Aveva pure un po’ di febbre, così gli preparai qualcosa di caldo!
Vivemmo felici! Dopo alcuni anni lui si sposò con la sua principessa! E all’età di sedici anni mi sposai anch’io con il mio principe azzurro che ogni ragazzina sognava” e a diciotto nacque Antonio, detto “Toni” in onore dell’altro mio fratello!
Dopo a guera (chealtra guera) Toni andò in Svizzera a lavorar parchè se iera puareti! L’è stat un difficile addio! Ma speravo che diventasse un arriverderci.
Un altro autunno terribile: stavolta a me ha “salvà” a teevision disendome che in tel Vajont iera cascà ‘na montagna e el Piave l’è vignù fora dala diga. A disea che l’acqua a saria vegniuda so a roda levada come i tedescati chea volta…
E dopo, 4 novembre 1966, il Piave che ci aveva sempre protetto questa volta ha deciso di non farlo! Le sponde del Piave strariparono e Ponte di Piave venne invasa dall’acqua! Iera rivada l’aluvion! Metri, metri d’acqua.
Mi me iere pareciada e avee portà in Tel solaio e robe pì importanti e e bestie! Però me son desmentegada de a me gaiana preferita! A me Rosita! Aspettai i soccorsi che arrivarono a breve!
Dopo una settimana solo fango in tutta Ponte!
Per bere la gente doveva bollire l’acqua! Me nipote par ‘ndar scuoea dovea ‘ndar in patronato!
Carri e carri da Sant’Andrea a Ponte i trasportea animali morti per trasportarli nelle fossi comuni! Sti qua i portea malattie come el tifo! Che disastro! La mia casa era ancora abbastanza intattta: così gruppi di persone e vignea a star da mi. E femene me dea na man a netar el sporc, mentre i omeni ‘ndea in soccorso de altre persone o ‘ndea a lavorar a poca tera che a iera rimasta! Non era molto facile riciapar in man a vita de tutti i dì, ma ci siamo tirati su le maniche e ghe aven fata anca sta volta!
Poi arrivò il fantastico Novembre del 1971! Finalmente ritornò! Ritornò mio figlio Toni dala Svizzera! Era un arriverderci quella volta! Mi disse che erano in tanti sul treno: stanchi ma sereni! Finalmente da drio a chea porta el potea ritrovar e so robe! Basta tedesco: quel che disea e sentia lo capia ben! Grazie al ciel, Grazie!
E adesso son qua, vecia, 90 ani ancuo! Ogni volta che vae in chiesa vede el dipinto dea vedova dei Naim in alto e, in basso, un soldato morto co so mare. Me vien da pensar ai disastri successi in sti ultimi 100 ani. Se varde l’altar ghe n’è un scrito che dise”: “Deo per Plavis illuviem servatori”. I me a dita che vol dire “A Dio che ne a salvà dall’aluvion del Piave”
Si te va in munizipio ghe n’è l’elenco de tuti i soldati morti servendo la patria, e me pense de tutti, nono Francesco, i fanti di Ponte di Piave: Fernando, Giuseppe, Innocente…
E poi Eros Perinotto: ex bersagliere che è morto a Levada, travolto dal fango dell’alluvione mentre salvava una donna incinta!
Sono ‘ste esperienze che o provà sulla mia pelle che e me ha insegnà tutt. Me par fin imposibie.
Ma se me ciapa a malinconia, ghe dise mi stavolta “RAUS!”
Tanti saluti caro diario,
A vecia
Pierina Festinel


Sara Borsato – Classe 3B – Istituto Comprensivo di Ponte di Piave
2^ classificata Premio Letterario Giuseppe Mazzotti Ragazzi “ - 7 edizione - 2017/2018

 



news pubblicata il lun 18 giu 18